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bottini giuseppe

STRESA - 09-08-2024 -- “Non si prendono per i fondelli le persone: la Stresa sportiva non esiste più. E se vengono qui a giocare, viene il Baveno”. Accorato e schietto, l’intervento di Giuseppe Bottini sulla chiusura della società calcistica cittadina e il trasferimento della sua dirigenza dai “cugini” del Baveno, è una critica: sportiva e politica.

L’ex sindaco, in passato presidente per dieci anni del club, l’ha detto nell’ultimo Consiglio comunale, intervenendo a proposito dei lavori del campo, un’opera da quasi un milione che la città ha fortemente voluto proprio per andare incontro alle richieste dello Stresa. “Non tutti possono vincere il campionato e giocare in serie D – ha detto riferendosi allo Stresa, che ha deciso di chiudere dopo due doppie retrocessioni e la discesa in Promozione per ripartire dall'Eccellenza del Baveno –. Ho fatto anch’io il presidente, mettendoci denaro. Sono partito in Prima Categoria e sono arrivato in Promozione, lasciando senza un debito”.

Poi l’affondo contro “il signor presidente e la società che l’hanno seguito nella sua ambizione”, riferendosi a Marco Pozzo, il massimo dirigente che ha trattato per la fusione ma, poi, all’ultimo momento ha scelto di chiudere la società. E contro il sindaco Marcella Severino: ”il Comune ha fatto di tutto per l’interesse dello Stresa, investendo nel campo e rinunciando a metterci la scuola alberghiera. Possibile che non potesse dire la sua? Anziché mettere la testa sotto la sabbia gli si poteva dire ‘al posto di essere ambizioso e fare la serie D, fai la Promozione’. Se non ne aveva per andare avanti, poteva scendere in Terza Categoria, mantenendo la società: è anche una questione di identità. È stata l’ambizione di avere la categoria… il Comune doveva imporsi”.

Sull’oneroso investimento del campo sintetico ha concordato il consigliere di minoranza Andrea Fasola Ardizzoia (per Stresa): “col senno di poi avremmo dovuto vincolarlo al mantenimento della società”.

E sulle modalità dell’annunciata fusione, poi saltata, anche Carlo Falciola di Grande Stresa, ex assessore con un passato da giocatore delle giovanili, ha avuto qualcosa da dire: “Forse il passaggio che manca, ma è nella sensibilità delle persone, è che un presidente alla Bottini avrebbe portato le chiavi in Comune e messo a disposizione la società: avrebbe avuto un approccio diverso e pubblico a questa vicenda”.

Il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Alessandro Bertolino ha confermato l’imminente chiusura definitiva della società - “entro un mese, un mese e mezzo, sistemate le pendenze economiche” – ma anche l’indisponibilità del “Forlano” al Baveno Stresa, spiegando, così come il primo cittadino, che non essendoci più lo Stresa verrà fatta una nuova gara per la gestione.

“Quindi non abbiamo garanzia che la società giocherà nello stadio che abbiamo rifatto” – ha aggiunto Canio Di Milia di Grande Stresa, ricevendo timide rassicurazioni da Severino, che ha poi promesso il rifacimento dell’impianto di illuminazione a led e, in futuro, i nuovi spogliatoi. “La biglietteria l’abbiamo demolita per ampliare il campo e averlo omologato per la serie D. Il Baveno Stresa ha sedici squadre giovanili e un paio femminili, con circa trecento bambini. Ci hanno garantito che torneremo a vedere i bambini sul nostro campo”.

Quanto alla chiusura, nonostante gli sforzi del Comune, il sindaco s’è detta estranea. “La società Stresa ha fatto la scelta di chiudere e non di fare la fusione. È una scelta privatistica, non potevamo pagare noi i giocatori o gli appartamenti dei giocatori. È da due anni che dalla società vengono grida di aiuto e richiesta di trovare sponsor. Non è colpa nostra se non li hanno trovati. È difficile portare sponsor a Stresa. La squadra costava oltre 200.000 euro l’anno in Eccellenza. E non parliamo della serie D. Nulla toglie che qualcuno possa fondare una nuova società”.

La questione economica addotta come motivazione per la chiusura non pare la principale, almeno guardando i conti. Lo Stresa a maggio 2024, quando ha portato in assemblea la fusione – votata dai soci ma, poi, non portata a termine dal consiglio – presentava un bilancio di circa 400.000 euro di entrate, di cui circa 328.000 da sponsorizzazioni. Certo, c’era una perdita di 16.000 euro, ma a fronte di 270.000 euro spesi per calciatori, collaboratori sportivi e personale rimborsato ai sensi della nuova legge sullo sport.

 


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