DOMODOSSOLA 21-6-2024 -- Santiago De Compostela è una delle mete di pellegrinaggio più conosciute e frequentate al mondo. Di solito ci si arriva a piedi, ma per un cicloamatore con la pedalata nel DNA è quasi ovvio andarci su due ruote. Un po' meno ovvio è coprire pedalando l'intero itinerario, dal cancello di casa propria al grande santuario spagnolo. Con una puntatina anche a Re, per non farsi mancare nulla. È l'avventura affrontata qualche settimana fa da Antonio Besozzi, operaio in pensione, 59 anni, corridore amatoriale da 35, prima con il Pedale Pievese, poi l'U.C. Valdossola, infine con Bike Delu. Lo incontriamo a casa sua, a Mocogna, per farci raccontare quest'esperienza.
«Sono partito da qui il 2 maggio alle 6 e 30 del mattino, con la pioggia, però non faceva freddo - esordisce - Sono arrivato a Santiago nel primo pomeriggio del 16 maggio: abbiamo fatto l'ultima tappa più breve delle altre per arrivare freschi e goderci la cattedrale. Abbiamo percorso quasi 2300 chilometri in 16 tappe, in media 140 chilometri al giorno, facendo percorsi più lunghi in pianura e più brevi in montagna.» Qui andiamo sui dati tecnici: sviluppo di dislivello in salita: 22460 metri. In discesa: 22940, spiega Besozzi proseguendo il suo racconto. «Inizialmente volevo andare da solo, poi mi sono "sponsorizzato" fra gli amici ciclisti: chi per ragioni di lavoro, chi per altri motivi, nessuno è venuto. Ho chiesto a mia figlia Elena, che l'aveva già fatto l'anno scorso sempre in maggio, di pianificarmi le tappe; 16, come detto, più una diciassettesima a Finisterre. Lei ha organizzato tutto; per ogni tappa si doveva arrivare in un certo posto a una determinata ora, dove era prenotato il pernottamento, in case che sono praticamente dei Bed & Breakfast. Io volevo fare il percorso da un Santuario all'altro; da Re a Compostela. Infatti, il primo giorno sono salito a Re, dove ho ricevuto la benedizione dai Padri Oblati e sono partito da lì. Inizialmente non era previsto che mia figlia venisse con me; doveva solo organizzare. Poi guardando le prenotazioni ho visto che erano per tre persone; le ho chiesto chi fossero gli altri due. Lei si è messa a ridere e mi ha detto che sarebbe venuta insieme al suo compagno, Alessio. Sono contento che si siano aggregati; senza la loro compagnia non so se ce l'avrei fatta, per problemi con la lingua straniera e anche di salute. L'ultima settimana di viaggio sono stato male; c'era freddo e vento forte. Abbiamo iniziato con la pioggia ma la prima settimana il tempo era abbastanza clemente, variabile fino a Chivasso. La seconda settimana è stata molto più dura, già in Francia, ma soprattutto dopo i Pirenei. Ho anche avuto noie meccaniche, ma sono riuscito a riparare sia la mia bici che quella di mia figlia. Avevamo portato con noi dei sacchi porta - panni, che si sono rotti perché ci ho messo dentro anche qualche attrezzo; in Spagna ho urtato un paletto che mi ha rotto l'intelaiatura portante. Ho dovuto comprare sacchi nuovi e una struttura nuova. Non avevo pensato a queste eventualità, ma è andata bene; si sono rotti quando eravamo vicino a dei negozi.»
Al gruppetto formato da Antonio, Elena ed Alessio si è unito, da Chivasso in poi, un altro partecipante: Franco Sgnaolin, 80 anni, veneto trapiantato ad Alessandria, conosciuto grazie al Meeting di Rimini. «In autunno, l'anno scorso, sono andato al pranzo di quelli che avevano partecipato al per - Meeting (il periodo di lavoro volontario estivo per dar vita alla grande manifestazione agostana, n.d.r). Ha raccontato la sua esperienza di volontario in tutto il mondo; ha lavorato anche con Gino Strada, è stato premiato dal Presidente Cossiga. Ci siamo conosciuti e gli ho parlato della mia idea; mi ha detto che voleva venire anche lui, che non era mai stato a Santiago. Quando ci siamo trovati, a Chivasso, non aveva neanche la bicicletta; ne ha presa una a noleggio, una via di mezzo fra una bici da corsa e una mountain bike. Io invece la mia me la sono costruita recuperando pezzi buttati via da altri - dice con orgoglio Besozzi - Franco non ha fatto proprio tutte le tappe, ma una gran parte. Per il resto ha usufruito di passaggi in auto da privati o da organizzazioni dedite a questi servizi, lungo il percorso. Fino in Francia eravamo noi quattro. Alla sera andavamo a mangiare fuori. Un venerdì sera a Lourdes abbiamo visto una bellissima fiaccolata, con tanta gente. Dopo i Pirenei abbiamo cominciato a pernottare negli ostelli. Erano organizzati bene, puliti. Ci trovavamo gente di tutti i tipi e di varie nazionalità. Abbiamo conosciuto anche diversi Italiani. Io provavo a chiedere perché lo facessero; l'unico che ha saputo darmi una risposta è stato un certo Daniele di Udine. Aveva due anni meno di me, anche lui in bicicletta da solo: mi ha parlato di suo padre che era morto ...»
Già. Quella domanda che sembra ovvia e non lo è: perché imbarcarsi in un'avventura del genere? «L'idea mi è nata a maggio di un anno fa. All'inizio per me era più una sfida sportiva che un fatto di preghiera - risponde Besozzi - Inoltre c'è lo stimolo della bellezza dei paesaggi, percorrendo strade secondarie, con pochissime automobili. Strade molto strette; in salita se ti fermi non riparti più; rischi di farti male. Dopo i Pirenei inizia il vero percorso del pellegrinaggio, con gli alberghi convenzionati cui si deve telefonare il giorno prima; per due volte abbiamo dovuto pernottare altrove, pagando di più perché non avevamo prenotato. Era pieno di gente: non so se è diventato una moda questo Pellegrinaggio. Arrivati a Santiago abbiamo assistito a una Messa con il Vescovo locale che amministrava la Cresima a una cinquantina di persone, anche adulte. Fra l'altro, ha detto che c'era lì un gruppo proveniente da Varallo. Io ho portato con me una cosa: l'annuncio della beatificazione di don Giussani, lanciato da Davide Prosperi (Presidente della Fraternità di C.L., n.d.r.) agli esercizi spirituali che abbiamo fatto a Rimini in aprile. La gratitudine verso quell'uomo, l'ho portata da Re fino a Santiago. Sembra che tutto accada come deve accadere - prosegue Besozzi - Adesso io lo rifarei, ma a piedi, perché così socializzi di più. In bicicletta sei così veloce che rischi di farlo da solo. Vedevo Franco contento, mia figlia ed Alessio, grati. Mia moglie Patrizia aveva paura perché volevo andare da solo, ma poi si è aggregata Elena .... Ringrazio tutti gli amici che mi hanno scritto sui social affidandomi i loro cari, i malati, i figli che si sposano; vari amici del mio paese, Mergozzo. Uno di essi mi chiedeva tutte le sere come stavo. Io ho risposto a tutti, con le mie preghiere.»
Per chi fosse interessato a ripeterla, quanto costa un'avventura come quella di Besozzi e del suo gruppetto? Glie lo chiediamo, lui fa due calcoli a mente e risponde: «Penso che con 700 - 800 euro a testa fai le 2 settimane; ogni tanto vai a mangiare fuori, ogni tanto vai a fare la spesa .... »